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Aggiornamento: 11 mar

Il gaucho incarna l’anima della pampa argentina: un uomo libero, selvaggio, indomabile, che non si lascia catturare da nulla se non dalla passione di un amore. Vaga da taberna a taberna sempre in sella al suo cavallo, sfidando il sole ardente e la pioggia battente.

Protetto dal suo lungo poncho, affronta ogni condizione atmosferica con la stessa impassibile determinazione, vivendo un’esistenza che è tanto una scelta, quanto un destino. 


Doma i cavalli, conosce i loro trucchi, come quello di gonfiare la pancia mentre si monta la sella, per poi rilasciarla per avere la cinghia più lenta. Il suo legame con l’animale è simbiotico, fatto di rispetto reciproco e di una comunicazione silenziosa. Nel passo costante della cavalcata, trova un ritmo che lo culla, che lo porta lontano, facendolo sentire come se potesse viaggiare indefinitamente, senza sforzo, senza pensieri, immerso nella vastità senza fine della pampa argentina. 

© Carmen Maya Posta ॐ Elaichi Tales "Folkloric Journeys"
© Carmen Maya Posta Elaichi Tales "Folkloric Journeys"

In questa pampa le impressioni sono rapide, intense, ma svaniscono nel vento, dissolvendosi senza lasciare traccia. Qui, sotto un cielo immenso trapunto di stelle, la natura si fa protagonista assoluta. Quando la pioggia cade, martella il suolo con intensità e il gaucho si chiede se il poncho sarà sufficiente a proteggerlo. Poi, quando il sole riemerge tra le nuvole, la Terra sembra risorgere, profumata, carica di nuova energia.


Il campo ascolta, il cielo si allarga, la luce danza sulle colline. Ed è in questo istante che il gaucho si sente rinnovato, capace di sopportare qualsiasi prova che il destino gli riservi. È un narratore nato. Il linguaggio del gaucho è un universo a sé, ricco di espressioni che riflettono la sua cultura, il suo folclore. Racconta storie attorno al fuoco, assaporando l’erba mate in una piccola zucca ornamentata d’alpaca.


Incanta chi lo ascolta con racconti di avventure, pericoli e passioni brucianti. Danza la polca, un’eredità europea divenuta argentina e, nelle taberne, si lascia trasportare dal ritmo, dalla musica, dall’istinto che lo guida. Ogni movimento è un’espressione della sua natura indomita, della sua voglia di vivere senza catene. Una figura che non si piega alle regole della società: anzi, fugge da esse.


Solitario amante del viaggio perpetuo, trova nella vastità dei campi il suo vero rifugio. La sua è un’anarchia vissuta con naturalezza, un’adesione istintiva alla libertà più assoluta, dove non esistono vincoli se non quelli imposti dalla natura e dal proprio destino. 


Così, mentre il vento sussurra tra le distese erbose e il cielo stellato veglia sulla sua solitudine, il gaucho continua il suo eterno destino. Che è, come scrive Ricardo Güiraldes: “Camminare, camminare, camminare”.

Guacho
© Carmen Maya Posta Elaichi Tales "Folkloric Journeys"

📝 Grazie per avermi letto! Ho scritto questo articolo in italiano per il giornale Periodico Italiano Magazine il 5 marzo 2025 con il titolo "Essenza Argentina". Puoi trovarlo anche sulle seguenti piattaforme, con i link alle versioni in inglese e spagnolo sul mio sito:




 
 

Gli uomini attivano la loro volontà attraverso la paura o il desiderio. Queste sono le due forze motrici delle azioni umane, alle quali potremmo attribuire una miriade di sinonimi. Ogni persona viene, quindi, trasportata dalle proprie aspirazioni e timori verso una direzione. Così iniziò la Storia dell’uomo e dell’esplorazione delle grotte presenti sul pianeta Terra.


Una relazione antichissima, che in questi anni si è affermata grazie all’interesse per la speleologia degli scienziati e dei più intrepidi curiosi. La parola stessa, coniata per questa disciplina, proviene dal greco spélaioncaverna e  ‘lògosdiscorso e ci dà un indizio sul suo campo d’azione. La speleologia è, infatti, la scienza degli esploratori, di coloro che vogliono sperimentare e documentare le conoscenze del mondo sotterraneo.


Me In a Cave in Sicily
Io entrando in una grotta in Sicilia © Marco Vattano

Cosa porterebbe una persona ad addentrarsi nelle lunghe grotte di 'roccia viva' che abitano le profondità della Terra?


L’idea di penetrare sottoterra, per chilometri e chilometri, ma anche solo per un centinaio di metri, può causare, all’inizio, un certo timore o rifiuto. Ma è proprio qui che scatta un meccanismo dentro di noi: la sfida della scoperta dell’ignoto.


C’è chi, preso dal desiderio di esplorare luoghi reconditi e di scoprire il mondo oltre il confine che ci siamo abituati a delimitare, si cimenta in questa straordinaria disciplina: di fatto, non è poi così difficile appassionarcisi. C’è chi, invece, spinto da una paura come la claustrofobia, decide di affrontarla in un modo un po’ insolito tramite questa quasi 'terapia d’urto'. Quando troviamo il coraggio di esporci ai fattori che ci intimoriscono profondamente, scopriamo che, in fin dei conti, non sono poi così terribili. La questione è che, una volta fatto il primo passo dentro alle cavità inesplorate, si sperimenta una sensazione di adrenalina incredibile. Ci si sente vivi, pieni di stupore.


Jo De Waele
Jo De Waele nella Grotta dei Tre Livelli, Etna, Sicilia © Carmen Maya Posta

La visione dei minerali brilluccicanti nelle grandi stanze carsiche o le immense camere vulcaniche non possono che lasciare una traccia indelebile nella memoria di chi decide di vivere questa esperienza. Si tratta di paesaggi unici, mai visti prima. Inevitabilmente, lo sguardo si nutre, i sensi atterrano in una tranquillità insolita, circondati dalla calma e dal silenzio che questi luoghi regalano.


Cave
Grotta dei Cocci, Sicilia © Carmen Maya Posta
Cave
Grotta dei Cocci, Sicilia © Carmen Maya Posta

Inoltre, in grotta non si va mai da soli, per ovvie ragioni di sicurezza. Questo fa sì che si creino dei legami profondi, in spazi che invitano a una interazione semplice ma sincera, perché la vita dipende proprio da quei compagni di viaggio che sono con noi. La speleologia diventa, così, anche una forma di 'terapia personale'. L’esplorazione passa dall’esterno al nostro ‘Io interiore’, diventando un modo per autoaffermarsi e andare oltre i propri limiti, conoscendosi meglio.


Attraverso questo meccanismo di volontà personale diventiamo forti e superiamo paure, anche quelle più profonde, coronando desideri che non sapevamo nemmeno di avere. Forse, è proprio questo a rendere tale disciplina così affascinante.


Olga
Olga nella Cueva del Agua, Granada © G.E.G

📝 Grazie per aver letto! Ho scritto originariamente questo articolo in italiano per il giornale “Periodico Italiano Magazine” il 18 luglio 2024. Puoi trovarlo anche sulle seguenti piattaforme, con i link alle versioni in inglese e spagnolo sul mio sito:




 
 

In viaggio, così come nella vita, dovremmo sviluppare la capacità di non voler prevenire tutto. Darci la libertà e la presenza di essere, senza aspettative. Ma è quasi inevitabile farsi delle idee, specialmente andando in un luogo come l’India. Una parte di noi finisce, sempre e comunque, col crearsi un’immagine mentale, ma ce ne rendiamo conto solo arrivando alla nostra destinazione e vivendo la quotidianità del luogo.


L’India, dopo la Cina, è il Paese con più abitanti al mondo. Non appena si atterra a New Delhi si percepisce chiaramente questo stato delle cose. Solo per dire: già alle quattro del mattino, la capitale indiana sembra Roma nell’ora di punta. Il groviglio di macchine tuk tuk’ che qui in realtà si chiamano 'rickshaw' bici e motociclette: un fiume di persone si mischiano tra loro, con l’umidità che riempie l’aria attraversata da incessanti suoni di clacson, che qui sono una norma di sicurezza.


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2023 Rishikesh, India © Carmen Maya Posta

Volatili, scimmie e ‘saree’ colorati un tipico indumento femminile indiano giallo, rosso, arancione o dorato. La stazione centrale si riempie di colori in corsa, odori inspiegabili che si mischiano tra di loro, passando da piacevoli profumi fioriti d’incenso a insopportabili fetori indefiniti. Gente che corre da un lato all’altro, frenesia, persone a terra che dormono sul pavimento, in attesa del loro prossimo collegamento.


Povertà, umidità e sudore, ma al contempo uno stato interiore di quiete, creato dalla sensazione inequivocabile di essere nel posto giusto e al momento giusto.


Questo è ciò che vi potete immaginare a un primo impatto con il subcontinente dei più vicini discendenti di Lemuria. Un’antica progenie, che ci ha preceduti più di 50 mila anni fa.


Ma la nostra destinazione non è questa, bensì la famosa capitale dello yoga: Rishikesh. Lì dove anche i Beatles hanno sostato a lungo, rendendola famosa. Cinque ore di treno per andare da Delhi a Haridwar. L’euforia inizia a prendere il sopravvento e ci si rende conto che, in fin dei conti, sì: questa è la vera India.


Durante un viaggio come questo, è essenziale cercare di mantenere un atteggiamento esente dal giudizio: bisogna semplicemente dare spazio all’osservazione passiva. Uno sguardo autentico su quel mondo che, per tanto tempo, abbiamo idealizzato e che ora si palesa di fronte ai nostri occhi. Viene naturale riflettere che, nel ciclo delle continue ‘reincarnazioni’, forse l’India è il luogo in cui tutti siamo passati: eravamo solamente ‘anime più giovani’.


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2023 Rishikesh, India © Carmen Maya Posta

Qui la vita è complessa, materialmente parlando: vi è una mancanza cronica d’infrastrutture, ma anche un livello di coscienza diverso da quello che ci si potrebbe aspettare. Eccole, le aspettative: si tende a dare per scontato che, in India, siano tutti esseri sommamente spirituali; o che questa terra, in qualche modo, infonda nei suoi abitanti la saggezza di chi, prima di loro, è passato di qui per condividere le grandi verità che si trasmettono nei testi sacri. Niente di più lontano dalla verità: come in tutti i posti, in India, a Rishikesh in particolare, si trovano persone di ogni tipo, alcune consapevoli e altre dormienti.


Ma vi è un’oasi in cui le cose prendono una forma diversa: gli ‘ashram’. Sono luoghi dedicati all’evoluzione spirituale dell’uomo attraverso lo yoga. Quando si entra in questi spazi, si lascia tutto alle nostre spalle. Si entra in un ‘aura’ protettiva creata da chi è in grado di rimuovere l’oscurità: il guru. Colui che ci aiuta nel percorso, mostrandoci una nuova possibile via. Si finisce così eccezionalmente ispirati da canti e pratiche purificatrici.


Quando andate in India, ringraziate voi stessi per l’opportunità di liberarvi dalle aspettative della mente, per riuscire ad avere l’esperienza diretta del mondo semplicemente per come è. Non vi è altra maniera d’imparare l’essenza delle cose, di comprendere il significato della vita.


Restando in silenzio, osservate e praticate lo yoga. Meditate e lasciatevi andare all’immensa gioia che, solo qui, nel vostro ‘Io interiore’, sarete capaci di sperimentare la realizzazione del sé. Porterete a casa un profondo apprendimento: lo stato del mondo esteriore non determina il nostro stato interiore, ma viceversa. Perché il vero viaggio, in realtà, è quello dentro di noi.


📝 Grazie per avermi letto! Ho scritto questo articolo originariamente in italiano per il giornale "Laici" il 28 marzo 2024. Puoi trovarlo anche sulle seguenti piattaforme, con i link alle versioni in inglese e spagnolo del mio sito:





 
 

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© 2025 by Carmen Maya Posta

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