top of page
Screenshot 2025-01-09 at 17.29.39.png

A tutti capita di mettere in atto qualche forma di auto sabotaggio. La verità è che, spesso, l’unico limite che abbiamo è quello che ci auto imponiamo. Potrebbe sembrare un’ovvia considerazione, magari trovata in un biscotto della fortuna, ma non è così.


Troppo spesso, non ci si rende conto delle conversazioni che avvengono dentro di noi. Tra quelle voci interiori attraverso le quali ci critichiamo con durezza. Per non parlare di chi intorno a noi afferma, ripetendo come un riflesso, ciò che dice a se stesso.


Frasi come: “Non ha senso farlo”; “non sono abbastanza bravo”; “non ho talento”; “è troppo tardi”; “sono troppo grande”; “è difficile”; “pochi ce la fanno”; “è stupido”; “che lo faccio a fare”; “è una perdita di tempo”; “non sarò mai in grado”; “a che cosa serve”; “non ne sono capace”; “ormai”; sono i pensieri classici che abitano le menti, nutrendo l’Ego, le insicurezze e la profonda paura di sentirci inadatti e sbagliati. Così, pur di non dover osservare questo temibile 'mostro' che vive in noi, finiamo per rinchiuderlo in un recinto che non esiste, se non nelle nostre menti.


Noi ci rinchiudiamo e portiamo con noi il nostro bambino interiore, i suoi sogni, aspirazioni e desideri. Limitiamo tutto a quel perimetro, perché siamo spaventati. Ma l’unico vero rischio è quello di rinchiudersi e perdersi senza rendercene conto: diventare infelici, allontanarci dalle nostre emozioni e dalle aspirazioni creative della nostra anima.


Potrebbe essere partito tutto da quell’insegnante che ci ha sgridati un giorno a scuola; da un genitore che ci ha criticati senza aiutarci a migliorare; da qualcuno che ha proiettato le sue paure in noi facendoci credere che fossero le nostre. Non importa: ciò che è davvero essenziale è comprendere che, una volta che ce ne rendiamo conto, possiamo cambiare attraverso l’auto osservazione, per capire che il nostro punto di vista non è altro che una somma di tutte le esperienze che viviamo nel corso dell’esistenza.


Prendere consapevolezza di questo aspetto, ci regala una splendida forma di libertà: la scelta.


Possiamo scegliere cosa tenere e cosa no: tutto è modificabile, sempre, quando c'è la volontà profonda di farlo. Non è mai troppo tardi per iniziare qualcosa e non è stupido tentare: non esiste nessuno che non abbia creatività.


La creatività è parte del nostro essere umani ed è come un muscolo: più lo stimoli e più diventa forte. Disegnate, dipingete, scrivete, cucite: provate e perseverate senza avere, per forza, un obiettivo in mente, se non quello di scoprire chi siete.


Siamo tutti esseri creativi e unici: dobbiamo solo creare le condizioni giuste per permetterci di esprimerci con libertà.

📝 Grazie per avermi letto! Ho scritto questo articolo originariamente in italiano per il giornale "Laici" il 12 luglio 2024. Puoi trovarlo anche sulle seguenti piattaforme, con i link alle versioni in inglese e spagnolo del mio sito:





 
 

Aggiornamento: 19 feb

Cosa è successo alla generazione dei genitori dei Millennials?


Sembra essere un trend diffuso, quello che caratterizza coloro che spesso vengono definiti come 'Baby Boomers'. Una generazione che, in gran parte, non si è guardata 'dentro', non si è mai conosciuta veramente e che sembrerebbe non essere stata in grado di creare legami profondi con se stessa, con la famiglia e con il contesto sociale. Il mondo intorno a loro è cambiato a una velocità impressionante: dalla radio a cassette, dai Cd allo streaming.


Hanno vissuto il benessere degli anni ‘90 del secolo scorso, l’esplosione economica, un’epoca in cui tutto pareva possibile e il denaro per la classe media occidentale sembrava in espansione continua. Questa promessa di benessere senza fine ha reso molti di loro superficiali, impreparati a gestire le difficoltà, incapaci di affrontare le crisi interiori e quelle più oggettive che poi hanno investito il mondo.


2018 Cinque Terre, Italia © Carmen Maya Posta
2018 Cinque Terre, Italia © Carmen Maya Posta

Come persone non allenate alla resilienza, si sono spesso rifugiati nella negazione, rifiutandosi di accettare un futuro che mai si sarebbero aspettati. Senza riconoscere che tutto è cambiato, che anche loro hanno commesso errori e che il mondo richiede oggi più compassione e amore, non comando e competizione.


Ovviamente, si tratta di una generalizzazione. Alcuni di loro hanno affrontato il dolore, cercando strumenti nella psicologia, nelle discipline olistiche o nell’esoterismo, per comprendersi e divenire consapevoli di sé. Ma la maggior parte sembra vivere col pilota automatico, dentro una verità soggettiva che vedono solo loro, negando qualsiasi cosa possa mettere in discussione quella realtà imperfetta e poco auspicabile.


Si parla tanto dei giovani di oggi che non vogliono lavorare, che non sono in grado di sviluppare una produttività. Sarebbe però necessario porre l’attenzione anche su quegli adulti che si rifiutano di migliorare, di lavorare su se stessi, di avere il coraggio di osservare le proprie ferite. Ferite che si sono trasformate in compulsioni, comportamenti tossici, muri insormontabili e conflitti familiari che erodono la stabilità e l’affetto degli ambienti sociali.


Questa generazione si lamenta spesso: le cose non sono andate come volevano.


Ma allo stesso tempo, molti non sono disposti a cambiare, a fare quel lavoro di auto conoscenza e di esplorazione interiore che sarebbe necessario. Si rinchiudono dietro alle giustificazioni, muri emotivi e una incapacità d’agire in direzioni diverse da quelle che avevano deciso. Vorremmo lanciare un messaggio di speranza a queste a e altre generazioni, ricordando che la crescita personale non ha età e che è indispensabile nel percorso assumersi la responsabilità delle proprie scelte e delle proprie emozioni, accettando e abbracciando il cambiamento.


Senza questa consapevolezza, il rischio è quello di restare imprigionati in un’illusione nostalgica, mentre il mondo continua a cambiare, nel bene e nel male.


📝 Grazie per avermi letto! Ho scritto questo articolo originariamente in italiano per il giornale "Laici" il 12 febbraio 2025. Puoi trovarlo anche sulle seguenti piattaforme, con i link alle versioni inglese e spagnola del mio sito web:





 
 

Aggiornamento: 19 feb

Il viaggio è qualcosa a cui spesso si ambisce: per le vacanze, per staccare, per invitare in noi un cambiamento. Ma mentre ci spostiamo nel mondo, avviene qualcosa dentro di noi.

Avviene solo se gli diamo spazio, se siamo in grado di ascoltare, osservare, restare in silenzio. Senza temere la trasformazione che ogni nuovo luogo e incontro ci regala. Abbiamo, però, un consiglio da rivolgere a chi ci legge: non pianificare mai il viaggio.


Permettetevi di vivere con lentezza e spontaneità. Eliminate dal vostro quotidiano la rinomata ‘FOMO’ (Fear Of Missing Out): quella paura di perdersi qualcosache taglia fuori inevitabilmente qualsiasi forma di autenticità nelle nostre azioni e desideri.


L’unica vera paura che dovremmo avere è quella di perderci a noi stessi, sciupando le splendide opportunità che solamente l’esposizione a nuovi contesti ci può donare.

È solo attraverso la genuinità, seguendo le intuizioni del momento, che potrete viaggiare davvero. Gli immancabili siti turistici? Belli, certo. Ma non dovrebbero essere mai il vostro scopo principale. Non trasformate la meravigliosa esperienza del viaggiare in una banale lista con posti e luoghi da depennare. Non uccidete il senso d’avventura rendendolo quotidiano, un vissuto come un altro, col pilota automatico. 


Vivete il viaggio con consapevolezza, con le scelte del momento. Respiro dopo respiro, pensiero dopo pensiero, desiderio dopo desiderio. Perché ogni viaggio è molto di più di una foto da aggiungere alla già esausta memoria dei nostri smartphone. Non è importante se non farete il vostro scatto da cartolina nella Torre Eiffel, al Colosseo o a Machu Picchu. 


Volete veramente ripetere come ‘burattini’ in fila ciò che è già stato fatto e vissuto da tutti? Piuttosto, sedetevi nei bar, osservate la vita delle persone che vi circondano, la loro lingua. Esplorate le strade perdendovi nella città, parlate con gli stanziali, anche a gesti, se necessario. Osservate l’arte che si crea, l’architettura, la natura che vive: tutti quei problemi che si ripetono identici in ogni luogo del mondo. Ma sopratutto guardatevi a voi stessi, come reagite, come siete fuori dalla vostra solita routine. Potete vivere la vita in un modo nuovo, diverso, lontani dai soliti schemi. Permettetevi di sentirvi smarriti, di abbracciare nuove forme di pensiero, intenzionati a esplorare l’ignoto con un sorriso. 


Provateci: vi sorprenderà quanto imparerete su voi stessi e su ciò che vi circonda. Sarà molto più appagante del solito viaggio più o meno organizzato alla Lonely Planet. Siete unici e, in quanto tali, dovete esercitare il diritto, se non il dovere, di creare delle esperienze indimenticabili. 


E cosa c’è di più unico se non l’arricchirsi interiormente ed evolvere come persone? Perché il vero viaggio è quello interiore. Viaggiamo per ritrovarci e rompere le catene delle infinite liste, di tutte quelle cose che ci imponiamo di fare.


Lo scopo del viaggio è quello di riscoprirsi e reinventarsi in una nuova versione di noi stessi!


📝 Grazie per avermi letto! Ho scritto questo articolo originariamente in italiano per "Periodico Italiano Magazine: PIM" il 23 novembre 2024. Puoi trovarlo anche sulle seguenti piattaforme, con i link alle versioni inglese e spagnola del mio sito web:




 
 

Creiamo qualcosa di bello assieme

Grazie!

© 2025 by Carmen Maya Posta

bottom of page